Cambiare prospettiva: il contributo degli italiani all'estero

La nuova ricerca: Bentornata Italia! 


I segnali di un cambiamento di tendenza li avevamo colti sin dall’estate 2020. Nel mezzo della pandemia, il nostro studio aveva evidenziato che un italiano su quattro tra i residenti all’estero aveva preso in considerazione il rientro definitivo in Italia a causa del cambiamento di prospettiva portato dal Covid-19. Avevamo anche stimato che circa 90'000 residenti all’estero stessero già cercando attivamente di rientrare. Recentemente, i nuovi dati ISTAT hanno certificato che sono stati circa 75'000 a rientrare nel 2021, il numero più alto di sempre. Non solo, i flussi verso l’estero sono diminuiti riportando il saldo tra espatrio e rientro ai livelli antecedenti alla crisi dello spread del 2011, e alla lunga stagnazione economica che ne è seguita. 

Con l'iniziativa "Bentornata Italia", chEuropa, Forum della Meritocrazia, Tortuga Think Tank, in collaborazione con il media partner Will Media, puntano a fare emergere le storie di chi è rientrato con l'intenzione di contribuire a dare visibilità al fenomeno dei rientri. Vogliamo contribuire a costruire una nuova comunità di expat permettendo al sistema Paese di trarre beneficio da questa rinnovata "voglia di Italia” che si sviluppi attraverso il merito e la mobilità circolare del talento.


👉  Scarica gli highlights dello studio "Bentornata Italia"




Rapporto chEU 2020 sugli italiani all'estero


Tra l'inizio di Luglio e la metà di Agosto 2020, la nostra associazione ha lanciato un questionario anonimo (qui puoi approfondire sul tema della privacy e del trattamento dati) volto a capire meglio e a dare voce alle tante storie e esperienze di vita di centinaia di migliaia di italiani all’estero. 

Sappiamo molto poco di coloro che hanno lasciato il nostro paese nel corso degli ultimi anni. Non sappiamo con certezza quanti siano, quando siano emigrati e di conseguenza quanti di essi appartengano all’esodo del secondo dopoguerra e quanti a quello degli ultimi dieci anni. Non sappiamo che tipo di studi abbiano fatto, per quali motivi e con quali speranze siano emigrati. Non sappiamo quanti si sono spostati in più paesi, magari anche dopo rientri più o meno brevi in Italia.


È un vuoto informativo che sorprende e che pure continua e persistere. Alimenta narrative, stereotipi e percezioni contrastanti. Gli italiani all’estero sono visti a volte con rammarico – come il meglio dell’Italia che se ne è andato – ed altre con rancore – come coloro che hanno abbandonato la nave che affondava. C’è chi guarda loro con speranza, come si guardano i figli emancipati che dovranno risollevare le sorti della famiglia. Altri li percepiscono come dei grilli parlanti un po’ ficcanaso, che non sanno davvero di cosa parlano. 


Ricucire il divario non può voler dire dunque solo spiegare a chi è restato le storie di coloro che sono partiti, ma ricordare anche a chi è partito la responsabilità che ha nei confronti di chi è restato. Una responsabilità che il COVID-19 ci ha ricordato tragicamente, lacerando le coscienze di tanti che si sono scoperti molto più lontani dai propri cari di quanto avevano immaginato.


L’Italia, l’Europa e l’importanza del capitale umano per il futuro di entrambe: sono queste le tre lenti con cui ci siamo lanciati in questo progetto. La fiducia e l’entusiasmo dei quasi 1'500 che ci hanno risposto dimostra che c’è tanto da spiegare e da svelare, ma anche una grande disponibilità a farlo. Il patrimonio più grande su cui continuare a costruire.


Il rapporto è pubblicato a monografie per permetterne una migliore lettura. Il suo contenuto è condiviso su questo sito con Licenza Creative Commons con Attribuzione. Ti invitiamo a prendere contatto con noi se hai curiosità, se vuoi approfondire o se vuoi dialogare con noi su questi temi. Le monografie tematiche sono pubblicate durante l'estate 2021. Seguici su Facebook o iscriviti alla nostra Newsletter per ricevere gli annunci di pubblicazione.

Campione e metodologia di analisi

Il "Rapporto chEU sugli italiani all'Estero" si basa sull'elaborazione dei dati raccolti principalmente nel corso di sei settimane, tra l’inizio di luglio e la metà di agosto 2020, attraverso un questionario pubblicato sulla piattaforma Typeform e condiviso tramite Social. 

Lo studio si concentra soprattutto su quella parte di italiani emigrati negli ultimi quindici anni, spesso in possesso di un titolo di studio universitario. Approfondisci e scarica il file completo.

Una nuova narrativa

Nonostante se ne parli molto, sappiamo molto poco degli italiani all’estero. Sappiamo che questa Italia emigrata corrisponde pressappoco alla popolazione della città di Roma. Ma non esistono statistiche che ci dicano con certezza quando questi italiani sono emigrati, e di conseguenza quanti di essi appartengano all’esodo del secondo dopoguerra e quanti a quello degli ultimi dieci anni. Non sappiamo che tipo di studi hanno fatto, per quali motivi e con quali speranze siano emigrati. Non sappiamo quanti si sono spostati in più paesi, magari anche dopo rientri più o meno brevi in Italia. È un vuoto informativo che sorprende e che pure continua e persistere, alimentando narrative, stereotipi e percezioni contrastanti. In questo scenario di per sé già abbastanza complesso, si è inserita la pandemia che ha cambiato le prospettive e le priorità dei lavoratori di tutto il mondo, inclusi gli expat italiani. Questo studio, è un’occasione per promuovere una nuova narrativa sulla mobilità, che sia condivisa e guardi ai benefici di chi parte e di chi resta. Approfondisci e scarica il file completo. 

Focus: Carriera e Lavoro

Come i migranti di tutto il mondo, anche gli italiani, quando emigrano, cercano un futuro migliore, specialmente per il proprio lavoro e la propria carriera. Tuttavia, il nostro studio evidenzia che il sogno di una vita lavorativa priva di frustrazioni legate ai problemi di genere o agli stereotipi sulla provenienza nord/sud che  affliggono l’Italia, spesso non si realizza nemmeno espatriando. Approfondisci e scarica il file completo.

Focus: COVID 19

La pandemia ha segnato la vita di tutti gli italiani, sia in patria che all’estero. Ha modificato i flussi in uscita e in ingresso, il concetto di “frontiera europea”, le abitudini di viaggio, le modalità di lavoro e il significato di “distanza”. Per molti, il senso di solitudine e la volontà di essere vicini ai propri cari ha prevalso sulla paura del virus. Approfondisci e scarica il file completo.

Focus: AIRE e altri organi di rappresentanza

Chi rappresenta gli italiani all’estero? Quali sono i loro diritti e da quali norme sono regolati i flussi di andata e, forse, di ritorno? Il nostro studio mostra uno scenario non univoco. Approfondisci e scarica il file completo.

The great resignation

Per molti italiani all’estero, la pandemia ha rimesso in discussioni scelte fatte e prospettive pregresse e ha avuto  un impatto profondo sulle percezioni, le priorità e le preferenze. Quella degli expat italiani non è altro che una variante di quella che è stata chiamata “Great Resignation” in tutto il mondo: il grande aumento di lavoratori –soprattutto tra i 30 e i 45 anni –che hanno deciso di abbandonare il proprio lavoro dopo la pandemia, per intraprendere un percorso professionale che sia più in linea con i valori e le priorità che hanno riscoperto. Approfondisci e scarica il file completo.


Perché partire?

Dietro le partenze si celano storie tra loro molto diverse, ma quella di lasciare l’Italia è una scelta che raramente si prende a cuor leggero. La motivazione più forte (indicata da oltre il 60% degli intervistati) è, senza sorpresa, la ricerca del lavoro –o meglio –la ricerca di un contesto lavorativo migliore di quello italiano: stipendi più alti, carriera più rapida, minore precariato, etc.. Lo studio è la motivazione che aumenta negli anni, soprattutto a partire dal 2000 fino ad arrivare al 2015 quando più di un quinto di coloro che sono partiti hanno indicato che l’hanno fatto, principalmente, per motivi di studio.  La ricerca di una carriera più rapida è un motivazione altrettanto frequente dell’impossibilità di trovare lavoro, ma il profilo di chi emigra per fare carriera è molto diverso da quello di chi emigra per sfuggire alla disoccupazione, acominciare dalla spaccatura generazionale. Approfondisci e scarica il file completo.

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